“Tutti sanno che non è un trafficante”
Palermo – Il ‘Generale’ Mered confessa: l’uomo detenuto è innocente.
Da circa 5 mesi nel carcere palermitano Pagliarelli è detenuto un cittadino eritreo, che secondo la Procura di Palermo è Mered Medhane Yehdego, il ‘Generale’, uno dei più influenti trafficanti di uomini del Corno d’Africa. Eppure i giornalisti del quotidiano britannico The Guardian sono convinti che si tratti di uno scambio di persone, e secondo la loro ricostruzione il detenuto sarebbe in realtà Medhanie Tesfamariam Berhe, uno studente eritreo di 29 anni.
“Hanno fatto un errore con il suo nome, ma tutti sanno che non è un trafficante”. A parlare è il vero Mered Medhane Yehdego, nel corso di una conversazione privata con un amico di vecchia data che lo aveva contattato tramite Facebook. Quest’ultimo lo informa della vicenda italiana, vissuta dal connazionale Berhe, per la quale lo stesso Mered prova compassione. “Spero sia rilasciato – scrive nella chat il trafficante all’amico – perché lui non ha fatto nulla. Non possono fargli nulla”.
Nel giorno della prima udienza del processo Glauco 2, celebrato al Tribunale di Palermo, il quotidiano inglese ha pubblicato gli stralci della conversazione, insieme alla foto del matrimonio civile tra Mered e la compagna Lidya Tesfu. Già in precedenza, i giornalisti del Guardian avevano diffuso gli scatti del 2015 di un’altra cerimonia nuziale a Khartum in cui figurava il trafficante e i suoi familiari. “Ma chi stiamo processando? – commenta al Fatto l’avvocato Michele Calantropo, legale di Berhe – Il vero Medhane Mered oggi è libero e chiacchiera su facebook con i suoi amici, mentre il mio assistito è ingiustamente detenuto”.
LA DIFESA ha presentato un elenco corposo di testimoni, e chiamerà a deporre i familiari di Berhe e diversi cittadini eritrei che hanno conosciuto direttamente il trafficante Mered, viaggiando nei suoi barconi partiti dalla Libia e diretti nelle coste siciliane. I procuratori palermitani Calogero Ferrara, Maurizio Scalia e Claudio Camilleri che formano l’accusa, hanno chiesto l’accorpamento dei processi a Mered e Glauco 2, quest ’ultimo legato all’inchiesta di trafficanti eritrei, ritenendo che gli atti investigativi siano gli stessi. Dall’altra parte invece, la difesa chiede che Berhe sia separato dagli altri imputati, evidenziando che le intercettazioni presentate dalla Procura sono state registrate in un periodo successivo all’inchiesta Glauco 2. Inoltre l’avvocato Calantropo preme affinché si faccia luce sulla vera identità di Berhe, per evitare che si continui ad accusare la persona sbagliata.
In aula si attende anche Atta Wehbrebi Nuredin, l’eritreo a capo di un’organizzazione di trafficanti di esseri umani, oggi collaboratore di giustizia della Procura palermitana, che nel corso dell’inchiesta aveva confermato di conoscere il collega Mered, identificandolo con la foto tratta del suo profilo facebook. Però il giorno dell’arresto di Berhe, il collaborante Nuredin interrogato dai magistrati ha dichiarato di non sapere chi è quella persona. “Ho sentito le notizie relative all’arresto di un trafficante avvenuto in Sudan ed estradato in Italia – dice Nuredin ai magistrati –e dopo averne visionato le foto dichiaro di non riconoscerlo”.
** Articolo pubblicato nell’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano, mercoledì 23 novembre 2016 **
Saul Caia
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
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