In manette paladino antiracket: chiedeva il pizzo alle vittime
DENUNCIAVANO la criminalità organizzata per estorsione e finivano per essere vittime dell’associazione che li avrebbe dovuto difendere. È successo ad alcuni iscritti dell’Associazione Siciliana Antiestorsione (Asia) di Aci Castello, in provincia di Catania, presieduta dal 75enne Salvatore Campo, ai domiciliari con l’accusa di estorsione continuata, peculato e falso ideologico ai danni dei suoi associati.
Secondo le indagini della Guardia di Finanza, Campo avrebbe chiesto una dazione di denaro per avviare le pratiche d’indennizzo, tra il 3-5% del beneficio concesso alle vittime, e minacciato chi non avrebbe accettato le sue condizioni. In alcuni casi avrebbe suggerito certificati medici falsi, per consentire all’associato di ricevere una somma maggiore. Campo si sarebbe appropriato di circa 70 mila euro tratti dai conti associativi, di cui la metà proveniente da fondi pubblici. Tra le vittime anche Franca Pepi, figlia dell’imprenditore agroalimentare Francesco Pepi, ucciso a Niscemi dalla mafia nel 1989 per essersi rifiutato di pagare il pizzo.
** Articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano a pagina 6, mercoledì 31 ottobre 2018 **
** Credits photo: frame video Guardia di Finanza operazione “My Racket” **
Saul Caia
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
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