Elezioni a Palermo, il candidato infiltrato delle Iene

“L’idea di candidarmi ha origine dai comitati civici di Palermo, ed ero attratto dal fare politica. Poi osservando quel mondo da dentro, ho pensato di coinvolgere Davide Parenti e farmi aiutare a realizzare un documentario per raccontarlo”.

Solo le prime parole di Ismaele La Vardera, candidato sindaco a Palermo ma in realtà giornalista “infiltrato” alle Amministrative, per quasi quattro mesi accompagnato come un’ombra da una troupe che ha seguito ogni suo spostamento, registrando interviste, telefonate e incontri. Attivisti, compagni di partito ed esponenti politici nazionali e regionali sono diventati a loro insaputa, attori protagonisti del futuro video-documentario, semmai ci sarà, targato “Le Iene”.
L’obiettivo era ed è raccontare il dietro le quinte della politica, mostrando i possibili “inciuci”, le promesse e le alleanze strette durante la campagna elettorale. Solo una cerchia ristretta di persone conosceva la realtà, anche se negli ultimi tempi alcuni militanti si erano insospettiti della presenza ingombrante delle telecamere persino durante le riunioni a porte chiuse. Una rappresentazione grottesca della realtà, con il programma elettorale copiato dal sindaco del comune di Segrate, gli slogan da parabola biblica “Davide contro i Golia della politica” o peggio “il mio maestro è Gesù”, la folkloristica Ape cross utilizzata per girare il capoluogo che ricorda il carretto siciliano e i cartelloni pubblicitari con la scritta “Ismaele La Vardera. Il Sindaco, dal 12 giugno”. Quasi ad anticipare l’uscita del film.
Eppure sono molti a pensare che il giovane si sia approfittato dei suoi sostenitori, che gli hanno portato in dote 7 mila preferenze pari al 2,6 per cento. “Ho partecipato a tutti gli incontri, ho fatto il possibile per essere eletto sindaco, non mi sono risparmiato – spiega La Vardera –. Ho deciso solo dopo di girare il documentario, perché vedevo che poteva esserci materiale interessante. Al termine delle elezioni, ho informato ogni singola persone entrata in contatto con me, per spiegarle la realtà e chiedere la liberatoria a usare le immagini. In tanti hanno dato la loro adesione, tranne Francesco Benigno che non l’ha presa tanto bene”. Il riferimento è al diverbio acceso con l’attore palermitano, candidato nella lista che lo sosteneva, con cui sono volati insulti e qualche spintone.
Nel bluff è finita anche Giorgia Meloni, che in campagna elettorale tuonava “con La Vardera e contro gli inciuci” e appresa la notizia ha negato la liberatoria per l’utilizzo delle immagini. Dello stesso avviso il leader del Carroccio, altro sostenitore doc di La Vardera. “Salvini è deluso per il tradimento subito dagli elettori, attivisti e sostenitori – spiega Fabio Cantarella, responsabile in Sicilia per la comunicazione del Movimento – ma è convinto che un giorno potrà tornare a Palermo a testa alta e guardare in faccia la gente, a differenza di qualcun altro”.
Nel capoluogo siciliano c’è già chi pensa a una class action. “Sono stato contattato da rappresentanti politici, candidati non eletti e persone che hanno sostenuto La Vardera con donazioni economiche e mi chiedono di agire per vie legali”, spiega l’avvocato Mario Bellavista. “Se la sua candidatura fosse stata programmata solo per girare il film, si potrebbe configurare il reato di truffa, perché sono stati raccolti soldi per la campagna elettorale, e più grave la violazione della libera espressione del voto, e potrebbe esserci un concorso di responsabilità con gli autori de Le Iene”.
“Non ho ricevuto un euro dai partiti, né da Meloni né da Salvini – puntualizza La Vardera –. Solo un mio amico di Milano mi ha dato cinquecento euro, mentre i mille euro provenienti dalla raccolta fondi sono stati ripartiti con i grafici e fotografi che hanno realizzato il mio sito web”.
La vicenda palermitana fotografa l’attuale stato della politica nazionale, dove i grandi partiti, che spesso hanno perso il contatto con il territorio, provano a candidare volti nuovi, che possano attrarre voti. Accorgendosi, quando è ormai tardi, di essere stati usati a loro volta, per fini televisivi.

** Articolo nell’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano (pag. 9), venerdì 16 giugno 2017 **

Saul Caia

Saul Caia

Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento.
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
Saul Caia

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Giornalista freelance. Dopo alcune esperienze all'estero, tra cui Spagna, Canada e Stati Uniti, sono rientrato in Sicilia. Oggi collaboro con Il Fatto Quotidiano realizzando video e articoli di cronaca e approfondimento. Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.

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