Siracusa, Il pm condannato resta al suo posto. Il Csm arriva ultimo.
C’è un pm, a Siracusa, che per il momento è regolarmente al suo posto nonostante una condanna definitiva a 18 mesi per abuso d’ufficio: non si era astenuto da un procedimento in cui era coinvolto un suo amico avvocato. La Cassazione l’ha confermata il 24 febbraio. E il 2 marzo il pm Maurizio Musco ne ha avuta un’altra, stavolta solo in primo grado, ben più pesante: tre anni e 8 mesi per tentata concussione ai danni di poliziotti.
SOLO LA PROSSIMA settimana la sezione disciplinare del Csm si occuperà della richiesta di trasferimento cautelare del magistrato in altra sede, avanzata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando nella tarda primavera del 2016, cioè da quasi un anno. Del resto la vicenda disciplinare, parallela a quella penale, è alquanto tormentata dall’inizio. Nel 2012 il Csm trasferisce Musco a Palermo per l’inchiesta a suo carico per abuso d’ufficio, che coinvolgeva anche l’allora procuratore capo e faceva parlare di “veleni” in Procura. Poi il pm viene assolto penalmente in primo grado. Il Csm, con i nuovi consiglieri eletti, si adegua e reintegra Musco nella sua Siracusa. La procura generale della Cassazione fa ricorso e la Suprema Corte annulla l’assoluzione disciplinare rinviando gli atti al Csm per un nuovo procedimento. E intanto la Corte d’appello di Messina ribalta il primo grado e condanna Musco per abuso d’ufficio. L’allora neoministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiede subito la misura cautelare, ma stavolta la sezione disciplinare aspetta la Cassazione, anche perché Musco ha problemi di salute. Ora che il magistrato è stato condannato in via definitiva il Csm si pronuncerà, la settimana prossima, sia sulla misura chiesta dal ministro sia sul merito dell’imputazione, che in sede penale gli è già valsa non solo la condanna (peraltro sospesa) ma anche l’interdizione dai pubblici uffici.
PER QUANTO riguarda la condanna per tentata concussione, in primo grado, si riferisce a un’indagine nata dopo una perquisizione in una villa di imprenditori locali mentre c’era una festa a cui stava partecipando anche Musco. Il magistrato, secondo l’accusa, quella sera del 2007 chiese gli esiti della perquisizione, sostenendo che stava indagando anche lui. L’indomani convocò i poliziotti e il loro dirigente, comunicando che erano indagati a seguito di una denuncia per gravi irregolarità durante la perquisizione. Tutto è finito con un’archiviazione. Per la Procura di Messina, Musco avrebbe provato a intimidire i poliziotti per farli desistere da ulteriori indagini sugli imprenditori. Sempre al Csm, la Prima commissione, competente sui trasferimenti per incompatibilità ambientale e funzionale, si deve occupare in queste settimane di un secondo caso “veleni” alla Procura di Siracusa, che esplode a distanza di anni dal primo. È nato da un esposto penale di otto pm alla Procura di Messina contro due loro colleghi che avrebbero condizionato alcune indagini. Una cosa seria. Che mette in fibrillazione l’ufficio dove, nei giorni scorsi, uno dei pm ha trovato una microspia in ufficio.
** Articolo pubblicato nell’edizione cartacea de Il Fatto Quotidiano, domenica 5 marzo 2017 **
Saul Caia
Tra i riconoscimenti più importanti ho ricevuto il DIG Awards 2017, il premio 'Roberto Morrione' 2012, il premio giornalista emergente in Sicilia 'Giuseppe Francese' 2016.
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